domenica 4 novembre 2012

Twitter, Facebook, blogging ........anni fa...Umberto Eco...


Una decina d'anni fa, mi pare, forse di più, Umberto Eco, nella sua famosa rubrica sull'Espresso, pose abbastanza precocemente il  problema della gestione della massa enorme di dati e informazioni che la rete consente.
 Tutti i motori di ricerca continuano a lavorarci e mi pare che per ora siamo abbastanza lontani. Ci sono sempre state tendenze a preconfezionare i risultati delle ricerche, sulle quali taccio perché non voglio abbandonarmi al turpiloquio. Per me è insopportabile che, digitata una lettera (una!), compaiano dieci proposte di "risultati", sulle quali, meglio tacere:...database..query..semantica... sono complicati, ma io credo ci siano anche problemi di "cultura" (>>>preconfezionare le domande[!?]).

Adesso però sta assumendo dimensioni importanti una problematica caratteristica proprio delle applicazioni "social". Che ha in comune con quella sopra il peso della quantità, questa volta delle relazioni, dei contatti, delle "amicizie". Circa tre anni fa ho scritto una letterina ai programmatori di facebook, che adesso non riesco a ritrovare, ma doveva essere un po' naive, nella quale, bravino bravino, nella loro lingua, chiedevo e proponevo alcune cose. Dopo un tre settimane mi risposero che erano "very happy" di ricevere suggerimenti e che ne tenevano conto...bla bla....E veramente qualche cambiamento nel senso che auspicavo c'è stato nei mesi successivi. Non ero l'unico. Chi poi ha fatto un passo deciso in quel senso è stato google+ che ha creato "le cerchie". Ma ci ho l'impressione che FB abbia già occupato praticamente tutto il terreno finora disponibile per i social networks di questo tipo, "generalisti", chiamiamoli così. Il discorso è molto simile per Twitter.


       Sono convinto che applicazioni come FB e Twitter hanno delle potenzialità enormi che cominciano solo a intravedersi finora. Certo trovare algoritmi che cosentano di "modulare" le frequentazioni e la loro natura è complicatissimo. Dipende molto anche dall'utenza, che già lo fa in modo, diciamo, casareccio, e che impara man mano a maneggiare  proficuamente uno strumento così potente e potenzialmente versatile. Ho paura di annoiare e la pianto qui. Spero che "mi sono capito" e che continuiamo a usare questi strumenti affinandone man mano l'uso, sennò scadono, inevitabilmente. Voglio dire che, la foto del pupo, la canzoncina e i giochetti non possono durare molto a lungo; bisogna che insieme a questi ci siano scambi più sostanziosi, altrimenti s'ammoscia la partecipazione. Il discorso è ancora tutto da sviluppare, mi pare

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