sabato 14 settembre 2013

QUE SERÀ......SERÀ

La piazza comincia a rianimarsi, dopo la giornata torrida 'sto dopocena che promette un po' di sollievo stana i miei matusa leggermente avvinazzati dalle case che
continuano trattenere la calura diurna. Si comincia a stare bene, si respira, e stasera i miei due vicini sono d'una vena che forse risente del senso della vicinanza del cosmo che certe sere d'estate ci regalano, il cielo sembra più vicino, più amico. E cominciamo a parlare del corpo che ci molla, del “fisicaccio” che non è più quello, dei disagi fisici e delle malattie vere e proprie. E poi inaspettato, perchè di solito non lo amiamo, comincia tranquillo un racconto di paure, dell'incontro con ciò che potrebbe ucciderti, e che hai scoperto di portare con te, di non poterlo mollare, che ti sta abbarbicato e fa parte di te, che si dispone a divorarti, se non lo affronti. Ti costringe a ri-tarare tutto, i valori e il senso che davi alle cose e a te stesso, a chi ami, e il racconto ora non è più solo di chi lo sta facendo. Tutti, tutti quanti, siamo sempre sull'orlo dell'abisso e continuiamo a guardare altrove, e faremmo bene a guardarci ogni tanto, senza essere costretti a farlo, come in questo caso. Poi insieme alla stretta “de core” e alle domande che t'invadono, nel caso che....e non riesci a terminare il pensiero neanche con te stesso, ti si piazzano dentro due o tre risposte/enigmi eterni, almeno per me. Il primo che m'arriva nel capoccione sembra un paradosso: mi ritrovo a sentire che anche se non sono sotto la stessa diretta minaccia non ho nessuna voglia particolare di sopravvivere alle persone colle quali ho condiviso la fanciullezza e che potrebbero andarsene; loro sono il mio mondo, se loro se ne vanno la mia voglia di rimanere s'abbassa di molto. Poi qualcosa che riguarda tutti, quelli immediatamente a rischio e quelli che.....ancora un po'. Quella domanda mai sopita, mai soddisfatta, irrinunciabile: tutto quello che condividiamo, diamo, riceviamo, soffriamo, godiamo, tutto quello che siamo eravamo e saremo che peso e che posto ha nella storia e nelle storie, nel sentire di tutti e di ognuno, negli affetti e nelle vite dei nostri figli, di chi sta intorno e dopo. La domanda c'ha sicuramente un lato molto egoico, ma poi, al di la delle credenze di ognuno, spesso inutilmente consolatorie, questo flusso quasi “animale” tra tutto e tutti quelli che trans-corrono, sembra la realtà più reale. Una carezza a chi stanotte sarà più inquieto e ce ne andiamo a dormire.

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