continuano trattenere la calura diurna. Si
comincia a stare bene, si respira, e stasera i miei due vicini sono
d'una vena che forse risente del senso della vicinanza del cosmo che
certe sere d'estate ci regalano, il cielo sembra più vicino, più
amico. E cominciamo a parlare del corpo che ci molla, del
“fisicaccio” che non è più quello, dei disagi fisici e delle
malattie vere e proprie. E poi inaspettato, perchè di solito non lo
amiamo, comincia tranquillo un racconto di paure, dell'incontro con
ciò che potrebbe ucciderti, e che hai scoperto di portare con te, di
non poterlo mollare, che ti sta abbarbicato e fa parte di te, che si
dispone a divorarti, se non lo affronti. Ti costringe a ri-tarare
tutto, i valori e il senso che davi alle cose e a te stesso, a chi
ami, e il racconto ora non è più solo di chi lo sta facendo. Tutti,
tutti quanti, siamo sempre sull'orlo dell'abisso e continuiamo a
guardare altrove, e faremmo bene a guardarci ogni tanto, senza essere
costretti a farlo, come in questo caso. Poi insieme alla stretta “de
core” e alle domande che t'invadono, nel caso che....e non riesci a
terminare il pensiero neanche con te stesso, ti si piazzano dentro
due o tre risposte/enigmi eterni, almeno per me. Il primo che
m'arriva nel capoccione sembra un paradosso: mi ritrovo a sentire che
anche se non sono sotto la stessa diretta minaccia non ho nessuna
voglia particolare di sopravvivere alle persone colle quali ho
condiviso la fanciullezza e che potrebbero andarsene; loro sono il
mio mondo, se loro se ne vanno la mia voglia di rimanere s'abbassa di
molto. Poi qualcosa che riguarda tutti, quelli immediatamente a
rischio e quelli che.....ancora un po'. Quella domanda mai sopita,
mai soddisfatta, irrinunciabile: tutto quello che condividiamo,
diamo, riceviamo, soffriamo, godiamo, tutto quello che siamo eravamo
e saremo che peso e che posto ha nella storia e nelle storie, nel
sentire di tutti e di ognuno, negli affetti e nelle vite dei nostri
figli, di chi sta intorno e dopo. La domanda c'ha sicuramente un lato
molto egoico, ma poi, al di la delle credenze di ognuno, spesso
inutilmente consolatorie, questo flusso quasi “animale” tra tutto
e tutti quelli che trans-corrono, sembra la realtà più reale. Una
carezza a chi stanotte sarà più inquieto e ce ne andiamo a dormire.
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