sabato 26 febbraio 2011

LA FEDE DI TUTTI

I prodigi , i miracoli , la salvezza dell'anima , le guarigioni , la felicità , l'amore eterno , il sucesso , la ricchezza , le magie , le divinazioni e vari effetti speciali che continuano a promettere tanti guru e relative dottrine "monnezza", m'hanno indotto qualche riflessione. Però parlare di prodigi non m'interessa , perchè se quello fosse il criterio David Copperfield o qualche altro "mago" fregherebbe Gesù come niente . Più che della
fascinazione per le sòle , vorrei parlare della fede.  
        La fede , il bisogno di credere , o comunque lo si voglia chiamare , non è un optional ; è un bisogno naturale e molto profondo dell'animo umano , non si scappa ; tentare di eluderlo , di rifiutarlo o di non tenerne conto , produce danni notevoli  .

      
       Saltando a piè pari i discorsi filosofici e andando dritti dentro la "ciccia" del discorso , vediamo immediatamente che ci sono tante diversità , nel cosa e nel come credere , e a me la seconda sembra più importante della prima. Un'altra constatazione importante : proprio perchè è così fondante per la nostra identità e il nostro sentimento di appartenenza la fede di ognuno non può essere discussa , perchè è inutile e sbagliato . Casomai è ognuno di noi che deve sempre farci i conti , verificarla , curarla e aggiornarla , perchè se non lo facciamo si sclerotizza , e in quel caso siamo noi stessi che perdiamo fluidità e forza .

       Proprio perchè ho visto da vicino fedi diverse , non riesco più a dare giudizi di valore .Parlare con un musulmano , un buddista o un ebreo di morale , di comportamenti e di etica è assolutamente uguale , non esistono religioni che predichino la  violenza , la sopraffazione , il furto o un'irresponsabile lussuria . E anche quelle parti dei testi sacri di ognuno  che parlano di sconfiggere o distruggere il nemico non possono essere interpretate alla lettera anche perchè contraddirebbero i principi precedentemente enunciati , sono evidentemente simboliche , metafore di una lotta morale , parecchie volte , nelle storie di tutte le religioni , interpretate male , molto male. 

       Dopo aver meditato sulle cose brevemente riassunte qui sopra , riconosciuta la necessità di un credo per ognuno , ho iniziato a cercare di capire quali fossero le necessità fattuali , le spinte manifeste , i bisogni di tutti i giorni che dessero un corpo palese alla necessità profonda di cui sopra , direi quasi il bisogno  empirico , della fede , non quello indotto da una filosofia , da un'ideologia e neanche da una religione .

        E mi sono trovato di fronte alle nostre radicali incertezze , il senso che non riusciamo a dare alle nostre vite e al mondo , alla violenza , al dolore , alla morte , le malattie , la solitudine , i bisogni materiali , alle nostre cattive pulsioni e ai nostri rapporti umani . Ed è qui , nei rapporti umani , che incontriamo quello che può pacificare tutta questa estraneità : l'amore , l'empatia , il contatto umano vero , il riconoscimento amorevole dell'altro , per il suo patire , anche quando è strano e diverso . Quando avviene davvero , tutto acquista il suo senso .

        E allora, la coscienza di quello che la fede di ognuno è : il nostro bisogno di "codificare" questa visione del mondo , "l'amor che move 'l sole e l'altre stelle" come dice Dante Alighieri , in un lampo di bellezza assoluta , che alla fine ci rende accettabili anche il dolore e la morte . Ma questo non si può capire finchè non si entra nell' "amor che move 'l sole........" con tutto il nostro vissuto quotidiano , soddisfacendo , in fondo , un nostro bisogno innato .           Altrimenti è solo una serie di comandamenti e di precetti che dicono che  devi  amare il prossimo tuo ,  non devi fare del male....ecc.. ma non alleviano una mazza di nulla ; tutte le nostre inquietudini , il vuoto di senso , la rabbia , le insoddisfazioni , rimangono lì , e continuiamo a guardare al mondo come una schifezza invece di essere pieni di gratitudine per lo stare qui a condividere tutto , anche il male e il dolore .

        Ogni credenza genuina ha un suo percorso per arrivare all' "amor che move 'l sole........" . Non è un cammino facile . Quasi tutto , nel nostro modo di vivere , ci tiene lontano dalla nostra realtà più profonda , i bisogni più veri . Veniamo ogni giorno affascinati da miti fasulli : il denaro , il potere , il prestigio , il sesso , la bellezza, la giovinezza ; che dovrebbero essere tuttalpiù , con la dovuta misura , dei mezzi per raggiungere soddisfazioni più vere , più intimamente legate alla nostra vera natura .

        Quindi la speranza che possiamo avere è che , una volta guardata dritta nelle palle degli occhi la nostra insoddifazione che comunque sta sempre lì , palese o latente , venga fuori la "buona volontà" di cui parlano i vari testi sacri . Una volontà tranquilla e determinata di andare alle radici , ben coperte dallo scintillio dei miti fasulli suddetti , e ognuno secondo i propri riti e le proprie liturgie , portare allo scoperto , al livello cosciente , il nostro bisogno de "l'amor che move 'l sole e l'altre stelle" .

        Un bisogno radicale , imprescindibile e tutto umano,  di un rapporto profondo con tutto ciò che vive intorno a noi , che , se vissuto davvero , fa sì che in maniera del tutto naturale amiamo il prossimo nostro e non facciamo del male agli altri , senza norme che ci ordinino di farlo . Tutte le religioni nascono da quel bisogno originale , poi quando comincia a decadere la spinta ideale originaria compaiono le norme e i comandamenti , che a volte arrivano , come ho trovato in certi testi sacri , a prescrizioni fitte e puntuali su ogni minuto aspetto della vita quotidiana , che se non osservate diventano gravi colpe , e lì siamo ormai lontani dalla fede vera . E nello stesso tempo l'idea di un dio sempre un pò incazzato che ti scruta in tralice e non vede l'ora che sgarri per propinarti legnate e foco eterno graziaddio .

        Qui viene fuori una divaricazione .  La realtà spirituale che ho definito col verso dantesco per me sta dentro l'uomo (l'essere umano) , fa parte della nostra natura , e quindi la pratica consiste nel recuperarla e viverla . Per i credenti delle religioni monoteiste viene invece ispirata ,  suggerita ,   determinata, da "qualcunaltro"  (Dio nelle teologie critiane è "persona ", con varie implicazioni dottrinali) , al di fuori ,  distinto da noi e dal resto del mondo , cioè appunto Dio . La quaestione è abbastanza vexata , Giordano Bruno c'è rimasto scottato . Comunque , Dio o non Dio , l'importante è viverlo questo amor che move 'l sole e l'altre stelle.

(ho distrutto un commento che avevo aggiunto come chiarimento, sono i "vantaggi" del touchscreen !, cerco di ricostruirlo qui)

Quando si parla di fede è inevitabile parlare dei sui effetti sulla vita quotidiana, cioè della morale, dell'etica che informa la vita, sennò parliamo d'acqua fresca. Per me,  portare il discorso coi piedi per terra significa parlare delle responsabilità concrete delle nostre azioni,  verso tutti e tutto quello che vive intorno a noi, PER PRIMA COSA imprescindibile;  cioè il bene o il male (...sfruttamento,esclusione,furberie...) fatto a chi vive intorno.  DOPO , nel caso, decidere se piace a dio, o ad allah, a un buddah, a jeova, a wakantanka, agli dei del fuoco delle acque o della foresta. Il contrario può diventare un delitto, come è già successo e continua a succedere purtroppo.                   

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