martedì 23 agosto 2011

LIBYA-PUZZO DI BRUCIATO

Mi dispiace interrompere sta bella  festa di reports di vittoria del "popolo libico" . Io tengo qualche perplessità sulla genuinità di questa rivoluzione , e spero di sbagliare e di stare sparando cazzate .
Conoscendo abbastaza bene quella stuazione sento un persistente puzzo di bruciaticcio. Adesso non mi voglio spandere sulle tante contraddizioni , che poi ogni tanto sbucano anche dalle comunicazioni dei vari media e uffici stampa acciò deputati . Magari il naso m'inganna e  invece l'arrosto è buono . E cioè la Libia si avvia ad essere un paese libero e democratico . Ma mi rimane un sottofondo nell'aroma un tantino allarmante . Vorrei invitare tutti a allargare bene le froge e a riflettere sul "trattamento particolare" riservato al governo libico rispetto a quanto si sta facendo con la Siria , lo Yemen , gli Emirati Arabi , la stessa Arabia Saudita , nonchè Egitto e Tunisia . Non lo so , a me l'odore non sembra buono . Speriamo bene , insciallah

 vedi come alle volte ti rendi conto che il naso non ti inganna . Girando per la rete ho trovato un articolo molto ben documentato di uno studioso africano che lavora in svizzera e che ti fa capire quanto l'informazione "ufficiale" su tutta questa storia sia semplicemente falsa .
Il link che portava all'articolo era non più funzionante; ho trovato un  documento simile di cui posto direttamente il testo.


Samulomba Malaku

Muammar Geddafi e le istituzioni economiche africane


Il “Canard Enchainé” (giornale parigino), a proposito della fine di Gheddafi, riferisce: << a fine giornata del 19 Ottobre 2010, un Colonnello del Pentagono telefona ad uno dei suoi referenti in seno ai “Servizi” francesi (il dossier Gheddafi, all’epoca massima priorità per i Generali di Obama) e annuncia che il Capo libico, seguito passo passo dai drones Predator US, è caduto in  trappola in un quartiere della Città di Sirte e che gli era impossibile “mancarlo”>>.

Aggiunge, l’ Americano, che “lasciare Gheddafi in vita si trasformerebbe in una vera e propria &ltbomba atomica;> e che va impedita a Gheddafi la tribuna internazionale con un suo eventuale processo”.
Da quanto sopra si evince chiaramente che il leader libico fu eliminato, anzitutto, dai servizi segreti occidentali (americani e francesi)  … e se poi il lavoro sporco venne eseguito da squadracce locali, questo è secondario.
Con questo articolo, intendo mettere in evidenza che, se in occidente Gheddafi è indicato come pericoloso criminale da eliminare ad ogni costo, agli occhi dell’Africa e degli Africani, la percezione è alquanto diversa.Un dato merita tuttavia di essere precisato: egli è responsabile della violazione massiccia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali della persona umana. E sotto questo profilo, anche in Africa, nulla può giustificare quanto è accaduto durante la lunga vita del regime personale del Colonnello Gheddafi in Libia. Dico Libia, ma il discorso è identico per qualunque altro Stato membro dell’Unione africana, composta essa stessa di ben 54 Stati di cui solo pochi non sono firmatari dello Statuto di Roma che istituisce la Corte Penale Internazionale di Aja. 
Ciò premesso, la Libia, come tutti gli Stati petroliferi membri dell’Opec, ha accumulato nel corso degli ultimi decenni, specie dopo le crisi petrolifere del 1973 e 1979, enormi riserve di capitali  che le hanno consentito di diversificare gli investimenti. Ne sono la prova quelli fatti in Italia in  primis nella FIAT, poi in diverse squadre di calcio italiane, ma l’investimento libico più significativo è stato nella Banca Unicredit.
Tornando all’argomento di quest’articolo, va detto che mentre molti degli Stati petroliferi, compresi quelli africani come il Gabon, la Nigeria piuttosto che la Guinea-Equatoriale, hanno snobbato il continente africano in quanto ad investimenti, ritenendolo a “rischio elevato”, Gheddafi è stato senz’altro più audace e quindi, sotto questo profilo, molto panafricanista agli occhi degli Africani. L’intervento dell’Occidente contro il leader libico, reo di lavorare, tramite detti investimenti, per una vera emancipazione del continente che da mera politica diveniva anche economica e quindi culturale e scientifica.
Vari sono i settori in cui gli Gheddafi ha investito in Africa, specie in quella sub-sahariana, e che hanno costituito un vero motore per lo sviluppo liberandolo, di fatto, dalla tradizionale politica di “mano tesa” dei paesi africani verso le antiche potenze coloniali (Francia, Belgio, Inghilterra). E se si tiene conto di quanto dice un proverbio vecchio quanto il mondo che “la mano che dona è sempre al di sopra di quella che riceve” è semplice capire quanta rivoluzionaria fosse l’ intervento del Colonnello libico sul continente e quanto era intollerabile agli occhi dei suoi nemici…….!!!!!
Tre sono i settori in cui gli interventi di Gheddafi sono stati particolarmente rilevanti, al punto di renderlo il salvatore della Patria africana:

- il primo satellite africano dal nome RASCOM 1

- il settore propriamente monetario con l’ istituzione di tre istituti bancari: Fondo Monetario  
  Africano; Banca Africana Centrale e Banca Africana degli Investimenti;
 Gli Stati Uniti dell’Africa.


Il primo ha costirtuito, grazie a Gheddafi, la prima rivoluzione dell’era moderna in Africa. I Paesi africani spiazzati da tempo in materia di telecomunicazione ed incapaci di uscire da una situazione di vero e proprio “cul-de-sac” che li marginalizzava dal 1992, hanno trovato salvezza grazie ai “500 milioni” generosamente offerti loro da Gheddafi. Non va dimenticato che per garantire la copertura universale del continente per la telefonia, la televisione, la radiodiffusione e molte applicazioni come la telemedicina e e-learning l’Africa pagava, annualmente, una tassa all’Europa per transito attraverso i suoi satelliti, di non meno di $500 milioni. Inoltre l’Africa aveva problemi di contanti per $400 milioni per il proprio satellite che dovevano essere pagati cash, cosa che fece il Colonnello con il suo intervento.

Quanto ai tre Istituti di Credito, diventeranno conchiglie vuote perché i 30 miliardi sequestrati da Obama, all’inizio delle ostilità, erano per la verità di proprietà della Banca Centrale di Libia che Gheddafi aveva destinato a tale scopo. Non va dimenticato che il leader libico era un sostenitore della federazione africana e tra gli strumenti per la costruzione di quest’ultima vanno annoverati i tre istituti in oggetto. Dal punto di vista funzionale, il fondo africano era destinato, tra l’ altro, a rimpiazzare in tutto e per tutto le attività sul suolo africano, del FMI che con soli 25 miliardi di dollari  di capitale ha potuto mettere in ginocchio l’intero continente con opinabili e dissennate  politiche di privatizzazioni selvagge e tanto altro….
Lo stesso vale per l “African Investment Bank”, con sede a Sirte, l’Istituto più importante del continente persino della Banca Africana Centrale con sede nella capitale federale nigeriana.
Il fiore all’occhiello dell’interventismo volontaristico di Gheddafi sul continente africano è il suo sogno di rendere l’Africa veramente unita in una specie di macro-Stato tipo Stati-Uniti d’Africa mediante superamento dei confini ereditati dal colonialismo, perché questa è la condizione necessaria per rendere l’economia del continente forte e poter pesare nei consessi internazionali. 
Nonostante le numerose violazioni dei diritti fondamentali dell’uomo, Gheddafi si trova nel cuore di molti africani per la sua generosità e per l’ affermazione dei suoi ideali di umanesimo che lo hanno portato prima a combattere a fianco di Nelson Mandela l’apartheid in Sudafrica, e poi ad impegnarsi idealmente e finanziariamente per vedere realizzare, sul continente nero, gli ideali del panafricanismo e la costituzione degli Stati Uniti d’Africa. Condizioni, queste, fondamentali per la credibilità dell’Africa in un contesto internazionale spesso ostile allo sviluppo del continente.



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